Le persone con agorafobia che chiedono un trattamento presentano quasi sempre anche un disturbo di panico. Quest’ultimo è caratterizzato da attacchi di ansia molto intensi, improvvisi e difficili da prevedere. Durante un attacco di panico il soggetto può interpretare in modo errato le reazioni del proprio corpo, scambiandole per segnali di una grave malattia fisica o mentale. I sintomi più comuni sono: paura intensa, capogiri o sensazione di svenimento, difficoltà respiratorie, senso di soffocamento, paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo.

L’agorafobia, invece, è un disturbo legato all’ansia che compare quando la persona teme di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, oppure in cui pensa che sarebbe complicato ricevere aiuto in caso di un attacco di panico. Mentre il disturbo di panico colpisce uomini e donne in egual misura, circa tre quarti dei pazienti con agorafobia sono donne.

Un aspetto centrale del panico è l’iperventilazione, ossia una respirazione troppo rapida e profonda. Se protratta, può provocare una serie di cambiamenti fisiologici come vasocostrizione arteriosa, aumento dell’eccitabilità neuronale e maggiore produzione di acido lattico. Questi meccanismi si traducono in sintomi fisici come vertigini, confusione, disorientamento e sensazione di testa leggera. L’iperventilazione può quindi contribuire a innescare o a peggiorare gli attacchi di panico.

La differenza principale tra chi soffre di panico e agorafobia e chi non ne soffre riguarda la percezione del pericolo e il senso di controllo: i primi vivono le proprie reazioni corporee come minacciose e temono di perdere il controllo. In ogni caso, il trattamento psicologico per i due disturbi segue linee di intervento molto simili.